Visita all’Osmannoro di un tempo tra paludi, canali e frati Cruciferi

Chi raggiunge l’Osmannoro nel comune di Sesto Fiorentino si trova in un centro industriale formato da capannoni e palazzi, centri commerciali, ditte e servizi e da strade trafficate e viadotti che uniscono Firenze, Prato e i dintorni.
Sembra, a chi conosce un poco la storia dei luoghi, l’effetto di un contrappasso rispetto al primo cinquantennio del novecento e ai lunghi secoli precedenti, quando la zona era paludosa, poco abitata, con dei poderi qua e la lungo delle strade che conducevano alle solite destinazioni, ma erano accompagnate in modo assai più visibile da fossi e da canali di drenaggio delle acque, uno dei quali era appunto era il fosso dell’Osmannoro.
Il nome del luogo resta originale e curioso. Silvio Pieri nella Toponomatica della Valle dell’Arno scrive che è il genitivo ellittico (cioè conciso, al posto di “casa degli ...”) del nome personale tedesco Osman, che dovette essere un abitante o un proprietario della zona nell’alto medioevo, cioè in tempi sconosciuti e per nulla propensi a lasciare carte. Il personaggio così scomparve dal ricordo diretto dei discendenti in carne e ossa, ma rimase nella memoria del luogo, fino a quel 1108 nel quale è citato proprio per scritto (v. i Monumenta della Chiesa fiorentina).
Anche nel 1182 il nome “Ormannoro” restò in una pergamena inedita, dove si legge di tre pezzi di terra a Umbuto (uno) e Cinquantola (due), venduti da dei privati a prete Ugo di San Martino a Mensola acquirente per “utilitate” della sua chiesa e del monastero della badessa Cecilia. Chiesa e monastero non erano molto lontani da Sesto e il monastero era sotto il patronato della Badia Fiorentina. Tra i testimoni all’atto sono da segnalare per l’originalità del nome proprio Paradiso del fu Rustichello Paradisi e Stradieri di Bogalomino.
Non molto tempo dopo, fu istituito presso il fosso dell’Osmannoro un ospedale detto di Santa Croce, che tutt’ora sussiste come monumento. Fu citato dal Davidsohn nella Storia di Firenze:

“I frati crociferi di Osmannoro, che dal 1256 risiedevano a Brozzi sulla destra dell’Arno, mantenevano sin dalla fine del secolo il piccolo ospedale di Santa Candida, situato oggi ove sorge la Porta alla Croce [piazza Beccaria a Firenze] e sacrificato già nel 1325 per costruire tale porta e la terza cerchia delle mura. Inoltre avevano costruito accanto alla loro sede ad Osmannoro un altro ospizio che durò fino al Quattrocento”.

Era, questo, un ordine monastico che aveva la finalità di fornire assistenza ai feriti e ai malati. Ebbe come carattere distintivo la croce portata in mano dai frati. Se ne possono far risalire i primordi al tempo del beato Ciriaco vescovo di Gerusalemme e del ritrovamento della Croce di Sant’Elena (IV secolo), ma di fatto, le varie sedi furono riunite e l’Ordine rinnovato solo al tempo di eresie albigesi e delle crociate: da Innocenzo III nel 1215 e sotto Innocenzo IV, con dei privilegi nel 1248 al I concilio di Lione.
Come ospedale fu noto quello di Bologna approvato da Urbano III nel 1187. Il Du Cange nel Glossarium scrive anche di un istituto edificato nella diocesi di Liegi nel 1233. Invece, un esempio ‘nostrano’ legato proprio ai frati dell’Osmannoro, fu a Pistoia: o almeno così si trova nella Storia degli Istituti di Beneficenza che ricorda come i suddetti frati fossero stati invitati nel 1387 a gestire l’ospedale dei bambini abbandonati di Santo Spirito a Porta Lucchese.
Intanto nel 1321, dato che la piana tendeva (e tende) a diventare palustre perché invasa dalle acque se i fiumi si colmano, i fiorentini avevano emanato uno statuto nel quale si ordinava che i fossi, “o letti detti Dogaie ... si rimettano, si riparino e si addirizzino nei luoghi opportuni con tutto ciò che sarà necessario” (v. il Repetti nel Dizionario).
Nel secolo successivo un indice del catasto fiorentino (l’imposizione fiscale) riservato agli enti ecclesiastici (1431) segnò nello spazio sotto la pieve di Santo Stefano di Campi (Bisenzio) le chiese di Santa Maria, di San Giusto, di San Lorenzo, di San Pietro, il “Capitolo e chonvento di Sancta Croce d’Ormannoro, lo “spedale di San Michele nel chastello di Champi”, lo “Spedale di San Bernardo d’Ormannoro”, la compagnia nella pieve, la compagnia del Corpo di Cristo e una innominata cappella nella pieve.
Un secondo ospedale dal titolo di San Bernardo, come si può vedere, si affiancò a quello dei Cruciferi nella piana dell’Osmannoro. Appare citato anche nel Viaggio Pittorico - Veduta del Castello di Campi dell’abate Fontani († 1818) che lo dice fondato da “Cenni di Naddo Rucellai, tenuto oggi in affitto dai Corsi”. Rucellai forse fu quello strenuo guelfo che nel 1313 si oppose all’imperatore Enrico VII nemico di Firenze (Gamurrini, Istoria genealogica). Ma di più non è noto e tanto meno sull’ospedale.
In studi più moderni viene detto di San Leonardo (sic!), e ricordato come inglobato da molto tempo nella bella e famosa Villa Guicciardini Salviati Corsi di Sesto Fiorentino.

Paola Ircani Menichini, 11 maggio 2023.
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